Un carnevale per Sole e Baleno

Laboratorio di creazione teatrale per studenti di Scuola Secondaria Superiore di II grado

“SOLE – Essere schiavi. Presente indicativo. Prima persona plurale.
BALENO – Noi siamo schiavi.
SOLE – Ribellarsi. Futuro.
BALENO – Futuro come?
SOLE – Futuro e basta.
BALENO – Quale persona?
SOLE – Tutte quante.
BALENO – Io mi  ribellerò
Tu ti ribellerai
Egli si ribellerà
Noi ci ribelleremo
Voi vi ribellerete
Essi si ribelleranno.”

Immagine di Tania Tavazzani
Immagine di Tania Tavazzani

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“Un carnevale per Sole e Baleno” (Edizioni SEB27 – http://bit.ly/2kaKL5X) è un copione teatrale che evoca le figure di Maria Soledad Rosas (Sole) e Edoardo Massari (Baleno) e affronta in modo poetico e universale il dramma ormai taciuto che li travolse; pure con l’intento di riflettere e far riflettere sul tema del TAV, sulla sua specularità con altre problematiche contemporanee e, in senso lato, sulla necessità di ricerca della verità.

Proponiamo di coinvolgere gli studenti di Scuole Secondarie Superiori di II grado nella preparazione dello spettacolo, tramite un percorso di formazione teatrale di cinque mesi o percorsi intensivi nelle forme più avanti descritte.

Obiettivi:

  • sollecitare gli studenti sulle possibilità del teatro quale strumento di analisi immaginifica della realtà e di comunicazione creativa;
  • diffondere la cultura del teatro e l’idea di cultura in sé presso gli studenti, favorendo l’incontro reale fra il teatro e le altre materie di studio, mediante una didattica applicata in sinergia fra la drammaturgia, la recitazione, la direzione da un lato e le discipline umanistiche e artistiche (figurative, musicali e non solo) dall’altro.

Il laboratorio

Gli studenti parteciperanno a un laboratorio di 20 appuntamenti (3h ciascuno) a cadenza settimanale o bi-settimanale (da intensificarsi, se necessario, nella fase finale di allestimento e rappresentazione) e distribuiti sull’arco di cinque o tre mesi.

Il percorso prevede:

  • avvicinamento al teatro (con elementi di storia del teatro e delle tecniche interpretative);
  • lettura e comprensione del testo teatrale;
  • dizione e uso del corpo e della voce;
  • memorizzazione del copione e recitazione nello spazio;
  • allestimento scenico

Il laboratorio sarà condotto da Marco Gobetti, con la collaborazione di altri professionisti della compagnia e non solo. È prevista la possibilità di tre varianti del laboratorio, in forma concentrata e di stage: una di 15 giorni consecutivi, una di 7 giorni e una di 3 giorni.

Il numero ideale di partecipanti gravita da un minimo di 10 a un massimo di 15 studenti.

Poetica

Per quanto riguarda la recitazione, si applicheranno modalità didattiche maieutiche, tese a fare leva – per valorizzarli – sugli strumenti personali di ciascun partecipante: cultura, corpo, voce, sensibilità. Particolare attenzione sarà prestata a principi quali la trasformazione degli ostacoli in opportunità e la ricerca mirata della provvisorietà e dell’avventura; anche tramite fasi di prova e creazione pubblica – sia in ambiente protetto sia all’aperto -, per generare intelligenti disordini.

Sono convinto che contino le azioni. E che solo se un’azione nasce da un’urgenza può sortire un effetto. Che preparare un’azione non significa prevedere ciò che faremo, bensì abbandonarsi a ciò che ci accadrà, per tentare di fare accadere qualcosa. Che ci si può allenare all’abbandono. Che occorre avere il coraggio di confondersi, di sperimentare avventura. Che un teatro possibile è quello di cittadini fra cittadini. Che proprio la creazione deve nutrirsi di provvisorietà. Che scegliendo con sana incoscienza spazi, modi e tempi apparentemente inopportuni, gli artisti usano utile violenza a quello status civitatis che li fa cittadini maldestri fra un pubblico di uomini declassati e votati al silenzio: gli artisti si possono fare artigiani di incontri. L’incontro è tanto più vero quanto più la sua provvisorietà è condivisa con il pubblico: si può provare a fare un teatro che nasca proprio dagli incontri, anziché pretendersi compiuto per affrontare incontri. Si può sperimentare un teatro che abbia il coraggio di mostrarsi “brutto”, perché sta tentando di avvenire. Si può, non “si deve”. La certezza di essere nel giusto è la nemica peggiore dell’avventura. Un teatro fatto con i gesti e con le parole incerte di chi abita uno spazio a lui nuovo, ma non essendo da solo ha bisogno di cercare mezzi utili a comunicare. Un teatro che ha come primo scopo quello di cercare un pubblico per tentare di accadere, divenendo.  Marco Gobetti

Lo spettacolo

Risultato e restituzione pubblica del laboratorio sarà il debutto dello spettacolo.
In scena la vicenda di due giovani anarchici, Sole e Baleno, che anni or sono furono accusati di un crimine enorme; accusa dalla quale furono assolti intempestivamente: erano nel frattempo morti suicidi. Sullo sfondo l’azione di parti deviate dello Stato – poi riconosciute colpevoli e condannate –, che approfittarono del nascente TAV e delle prime pulsioni NO TAV per mettere a segno uno fra i peggiori stratagemmi criminosi degli ultimi settant’anni. È una delle falle più taciute della nostra storia repubblicana, che il testo intende evocare per evidenziare analogicamente i rischi nel presente e la necessità perpetua di una ricerca incessante della verità: non è un caso che nel finale della pièce un vecchio valsusino, da sempre indifferente al TAV e recentemente passato al fronte NO TAV – perché espropriato del proprio terreno –, dica al bimbo con cui ha a lungo dialogato: «Non credere a una parola di ciò che ti ho detto. Cerca la verità.»